WORK

BODY NEGATIVE 1992

Fotografa brasiliana, Bettina Musatti ritrova, quasi naturalmente, nella “provocazione” la forma d’espressione dell’impostazione mentale che caratterizza l’affacciarsi al proscenio della vita di una nuova generazione: quella di rimettere tutto in discussione e di ridiscutere dalle fondamenta i principi ed i canoni della convivenza, soprattutto dove odorano di ritualistica e di manierismo.
Applicando questo principio nel settore della ricerca fotografica, Bettina Musatti utilizza la fotocamera ed un buon numero di “arnesi” offerti della tecnica diagnostica più avanzata, in maniera evidentemente deviante dai canoni del realismo e della rappresentazione documentaristica. Già altri lavori della giovane brasiliana si sono occupati di quello che qualcuno ha definito “i dintorni del corpo” (d’intorno immaginari 1989-90) – quanto più razionalmente analitici – tanto più atti a suggerire un’inquietante lettura.
Ora Bettina Musatti, attraverso la serie “ body negative”, riprende il nodo centrale della sua ricerca concettuale, assumendo ancora una volta il corpo come elemento centrale del proprio lavoro. In fondo collocarsi in prima persona due letture tecnologiche del proprio corpo nel fuoco di un’analisi (per quanto mediata dal sogno e della fantasia) rappresenta il migliore modo per penetrarla.
In “ Body Negative” la Musatti assembla a sandwich: la prima ottenuta attraverso la scansione ad ultrasuoni, la seconda attraverso l’analisi ai raggi x. Pur potendo contare sulla consulenza di due medici radiologi, la produzione di queste immagini ha avuto fin dall’inizio una pura finalizzazione estetico-speculativa, escludendo qualsiasi destinazione diagnostica.
Utilizzando le lastre a raggi x e coinvolgendo insieme altri oggetti (la cui presenza è stata suggerita dall’inconscio creativo) la fotografa ha rifotografato il tutto e di seguito alle stampe in bianco e nero ha utilizzato una fotocopiatrice a colori, in modo da evidenziare le tonalità e da amalgamare il tutto. Ne sono derivate delle immagini che qualche purista storcerebbe il naso a definire “fotografia” ma che – accanto ad un indubbio fascino formale (particolarmente nel cromatismo) che rivela l’intervento creativo di quello che Franco Vaccari ha definito “ inconscio tecnologico”- propongono più di una riflessione sul dualismo interno-esterno, vita-morte, naturale-artificiale

Lanfranco Colombo 1993

FOTOGRAFIE BIANCO E NERO PRINT CARTA FOTOGRAFICA ILFORD MATT
FOTOCOPIE SEPIE